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Ladislao PDF Stampa E-mail
Scritto da Maurizio Cazzaniga   
Lunedì 07 Marzo 2022 20:37

Ladislao.

Il primo anno che venni a Kigoma, nel marzo 2019, misi in pratica ciò che avevo acquisito a Posadas in 14 anni di esperienza nella cooperazione internazionale.

Per acclimatarmi, e inizialmente privilegiare le situazioni più semplici da gestire, chiesi quindi chi era il responsabile delle attività ricreative della Diocesi. Mi dissero che era un sacerdote del Burundi. Lo incontrai e mi espose quali erano le loro difficoltà. Praticamente non avevano nessuna attrezzatura e così gli proposi di andare al mercato rionale per acquistare palloni, coni, camicette, pantaloncini e scarpette da calcio. As usual.

Assieme a lui c’era Ladislao, 35 anni. Mi disse, in uno stentato inglese, che lavorava nel negozio di libri sacri vicino alla Cattedrale e gli piaceva il calcio, così aveva deciso di dedicarsi ai giovani della Diocesi. Sabato e domenica assistetti con lui a partite di calcio e net ball su campi impossibili, addirittura su uno di questi pascolavano due mucche.

Quattro chiacchiere. Mi entrò subito in simpatia. 

Organizzò un torneo di net ball per le ragazze. Ricomprammo palloni. Andammo a vedere un torneo regionale. Parlavamo del più e del meno. Ma soprattutto di Juventus e Ronaldo.

L’anno seguente, nel 2020, lo rincontrai, sempre a marzo. Aveva gli occhi rossi. Affaticato. Ancora più magro del secco che era.

“Ladislao-gli chiesi-ma stai bene?”.

“E no, Maurizio, penso di avere la malaria. E poi sai, non mangio”.

“Perché?” 

“Siamo undici in famiglia, tre sorelle con figli, mia madre e due zie e non abbiamo a sufficienza per sfamarci. Lo stipendio sicuro l’ho solo io come dipendente della Diocesi e guadagno 45 euro al mese. Quindi ugali e sempre ugali (simile alla nostra polenta).

Ancora simpatia. Lo andavo a trovare nello shop di libri sacri e attraverso lui ho conosciuto la comunità che si era creata nella filata di negozi accanto al suo.

Un video mitico. Io che sollevo un bimbo di un anno che durante la giornata passava dal negozio della madre e poi al successivo e così via. Ladi, Ladi, Ladi. Op op op.

Andai a trovarlo più volte.

Lo lasciai con una promessa. Ladi, vado in Italia e vedo se posso chiedere agli amici di Punto a Capo se ti possono aiutare.

Mia e-mail a tutti per il Natale 2020 e tu hai risposto con una donazione.

Mercoledì scorso, 23 febbraio 2022.

“Ladi, vorrei conoscere la tua famiglia e posso aiutarti. Cosa vuoi che ti compri?”.

“Tutto quello che vuoi. Non abbiamo nulla…”

Giovedì scorso, mattina.

Con Kenneth, responsabile dell’orfanotrofio, il miglior compratore non di Kigoma, but of the word, vado a comprare 100 Kg. di riso, 50 Kg. di fagioli, un fornello elettrico con la bombola, 20 kg. di zucchero, due scampoli di tessuto per la madre, detersivi, 10 litri di olio, ovviamente un pallone per un nipotino, 4 magliette, 50 kg. di farina per l’ugali, 15 pacchetti di biscotti, due zainetti per la scuola, 5 coca cola da 1 litro (non hanno il frigorifero), 20 saponette.

Giovedì pomeriggio.

Appuntamento alle 16. Con Don Franco, sacerdote che parla italiano e vice economo della Diocesi, preleviamo Ladislao dal negozio e col suo gippone carico all’impossibile andiamo verso la casa di Ladislao che si trova a lato di una mulattiera. I miei calcoli renali stavano per spostarsi dal calicetto per imboccare l’uretere. Fulmini e saette. Lol

Tutta la famiglia ci aspetta. Le sorelle e i nipoti scaricano tutto. Una sorella ha gli occhiali da sole nella penombra dell’ingresso-salone per una recente operazione agli occhi. La mamma è bella. Una di quelle madri che hanno dipinto sul volto la bellezza che solo loro hanno e non perdono mai. Le meravigliose nostre mamme. Visibile la pacatezza, l’umiltà, la saggezza. 

Non sanno l’inglese, ma ho il traduttore umano simultaneo. Sorrisi, ringraziamenti. Spiego di Margherita. I’m babu, nonno in swahili. 

Poi la sorpresa per me. Mi regalano un copriletto fatto a mano dalle sorelle. Verde brillante, con un disegno dalle geometrie perfette. Bellissimo.

Contropiede. 

“Ma li fate voi?” mi rivolgo ad una sorella che sta armeggiando su un telo rosso fuoco.

“Si, ci permettono di guadagnare qualche scellino per comprare cibo”

“Allora ne vorrei due per regalarli. Uno ad Arnaldo, insostituibile per Punto a Capo e amico, e uno per mia sorella Renata. Quanto costano?”

“70.000 scellini ciascuno (25 euro)”.

“Quanto impiegate a farlo?”

“Una settimana lavorando in due per 2/3 ore giornaliere”.

Sono stupefatte del mio bi-acquisto.

Ladislao ha stampato il sorriso. La madre osserva in silenzio e compiaciuta. I ragazzi sono eccitati.

Visito la casa. So che non è educazione ficcare il naso così, ma se non fossi curioso non avrei capito molte cose nella mia ormai lunga vita.

Infatti lo shock arriva. In una stanza, su un materasso di una piazza e mezzo, solitamente dormono in quattro. Le femmine uguale. Nella terza stanza, quella della madre, non mi sento di entrare. Ho visto a sufficienza.

Uno spuntino affrettato.

Saluti. Ringraziamenti a non finire. Asante sana, asante sana. A ripetizione. Molte grazie. Molte grazie.

Ladislao, non posso cambiare il tuo futuro per sempre, ne sono conscio, ma per quattro mesi non soffrirai la fame. Non è questa la soluzione per equilibrare le differenze economiche e sconfiggere la povertà. Lo so.

È solo un piccolo granello. Facciamolo diventare spiaggia!

Asante sana a voi, amici, asante sana, perché mi avete aiutato a compiere questo gesto di solidarietà. Io, lo ripeto, sono solo l’estensione della vostra generosità.

Stay tuned.

 

Maurizio

 

Ps: questo scritto l’ho effettuato oggi, 3 marzo 2022, sull’aereo che mi ha portato da Kigoma a Dar es Salaam (2 ore e dieci minuti di volo).

 

Punto a Capo -Via Solferino 2 -22060 Cabiate (CO)

Mail : puntoac@hotmail.it

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