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Noi e la magia PDF Stampa E-mail
Scritto da Maurizio Cazzaniga   
Domenica 20 Febbraio 2022 16:36

Noi e la magia.

Mentre guardo questa massa oscura e oscillante di Oceano Indiano di fronte a me, con una lunga linea di navi pronte all’approdo, penso al mio futuro e mi dico che può aspettare.

Ci siamo anestetizzati in un limbo sociale per due anni. Sono partito di nuovo. 

Ma devo ancora gustare la gioia infinita di lei e dell’appartenere al noi, aprendo le braccia per questi nostri abbracci non frenati e per indicare il punto dove la genesi della luce tinge i colori. E coltivare i dolori.

Ho i capelli imbiancati dalle certezze dell’abitudine e i giorni scorrono mentre mangio banane e fette di pandoro. 

Non qui. Non adesso.

Raccolgo una manciata di terra d’Africa alla base di una palma, in un piccolo giardino davanti al Golden Tulip Hotel, e vorrei scoprire i segreti che racchiude.

Terra ricca, fertile, scura, subequatoriale, raggrumata. Spazzata via da una folata di vento che la trasforma in milioni di granelli di polvere scaraventati in traversate di deserti e di mari.

Mi sono proposto di non salvare anime in questa messa pagana che sto per celebrare, ma di creare scintille che accendano sogni possibili.

 

Vorrei essere nato adesso e pronto ad affrontare il tempo con la saggezza degli anni ed il coraggio del vivere. 

Tu entrerai nella stanza, io sarò vestito di blu. Sul, comodino Lo Straniero di Camus nella versione francese che Maddalena mi ha regalato, comprandolo a Parigi. 

E mi dirai ciao.

E desidererei lasciarti in dono i miei occhi per vedere la tua luna che sale sopra la linea di un orizzonte sempre più vicino. Regalarteli per poter scrutare dentro l’essenziale degli altri con una nostra osmosi visiva.

 

Il mio respiro è regolare. Saturazione 97. Palpiti 62.

 

Fermo su una fotografia un istante da non dimenticare, mentre sorseggio un chai tea seduto su una sgangherata sedia di metallo vicino all’ingresso di un bar indiano di Dar es Salaam. Un adolescente mi porge la sua mano implorante. Il suo corpo è gracile e spoglio. Scalzo. Marrone la sua iride. Capelli cortissimi.

L’attimo digitalizzato è il suo sorriso. Splendente.

La felicità viaggia su binari multipli.

 

E nel sempre meno tempo rimastomi trovo lo spazio per sorprendermi per le tue prime parole. Perché?, mortadella, no voglio, ancora, rotto, basta, il secondo perché?, topoletto, mammo, il terzo perchè?, Tete. La stessa tazzina di plastica per il caffellatte.

Mi guarisci, fai svanire il passato, mi riempi. Sei sempre con me, tatuata sulla mia caviglia destra, M.

 

Questa volta mi è stato difficile partire, ma è un traguardo per me arrivare dove potrò davvero donare. Essere una robotica mano guidata da coloro per i quali vorrei essere estensione della loro solidarietà.

 

Mi aspetta molto.

Ritratto di assenza con materne lacrime sacre. Vetri del dormitorio.  Corsi di cucito. Acqua del pozzo. Vivande. L’invisibile. Speranze. Ladislao. Preghiere. Aula di laboratorio. Partita di calcio. Carisma. Strade di terra rossa. 

 

Possiedo il grande regalo di poter ancora scegliere e questo agire esprime uno dei valori in cui credo: la libertà. Che non si annida nella disobbedienza, nella ribellione, nell’essere controcorrente o nella anarchia, ma nel sapersi ascoltare. Accettare quindi la propria profonda essenza, assecondarla senza ipocrisia e andarle incontro senza esitazione. Essere fedeli a sé stessi, senza sminuire gli altri. Trovare un equilibrio nelle instabilità moderne e nell’eterno dualismo tra rimorsi o rimpianti. Mi accorgo, rileggendomi, di essere diventato un po’ democristiano! È-o acuto come Marco. Lol

 

I condizionamenti esterni limitano. La psicosi generata dalla pandemia ha contratto il mio spirito irrequieto e influito sulle scelte. Ma siamo entrati in un nuovo millennio lasciandoci alle spalle un secolo drammatico, pieno di dolore, violento e mortifero, quando gli uomini di questo mondo erano pronti ad uccidere per le loro convinzioni. Spero non torni tra Russia e Ucraina.

Io non ho mai subito la violenza, né l’ho praticata, anche in un ‘68 tentatore. Oggi conviviamo con un nemico invisibile che possiamo sconfiggere con la conoscenza e la ricerca scientifica. Non dobbiamo avere paura.

Nel mio ormai lungo cammino ho perso anche la strada, ma ho sempre avuto il passaporto.

 

Domani andrò a Kigoma.

La realtà sovrasterà il mio contemplarmi in queste ore di attesa e di vuoto. Invece di questa anonima e comoda camera con aria condizionata troverò la sobrietà della stanzetta nell’edificio della Diocesi. Volti conosciuti che mi responsabilizzano, cibo cucinato dalle suore, canti liturgici, silenzi ovattati. 

E tutto intorno la povertà, senza corrente elettrica e acqua potabile, e quindi impegno e volontà per agire. 

La mia amigdala sa di essere “altrove”. Per ora è quieta, ma avrà certamente sussulti e produrrà adrenalina. Percepisce che il noi assorbente si trova al sicuro dove le campane di Cabiate scandiscono i ritmi circadiani delle mie radici. E i loro rintocchi si propagano a Milano, Rimini, Viareggio. 

Cercherò di far emergere la parte migliore di me, di voi, della nostra amata Italia. 

Non darò mai illusioni. Non farò false promesse. Non cercherò di riempire il loro futuro con vecchi ideali. Non devo giudicare.

Sorriderò. Darò fiducia all’amore.

 

Io sono noi.

E tra poche ore mi presenterò ancora una volta su una pista da ballo dove, accompagnato da una musica ancestrale, volteggerò con passi coscienti in un ennesimo turbinio, la magia della vita.

 

Habari.

 

Maurizio

 

Dar es Salaam, 20 febbraio 2022

 

Punto a Capo -Via Solferino 2 -22060 Cabiate (CO)

Mail : puntoac@hotmail.it

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